mercoledì 10 giugno 2009

La Cina e il Tibet

La Cina e il TibetAl vertice del G-20 a Londra il presidente francese ha incontrato il suo omologo cinese Hu Jintao, e in quella sede ha sottoscritto una dichiarazione sull’appartenenza del Tibet alla Repubblica Popolare Cinese.
Un gesto che la stampa di Parigi ha interpretato (male) come una umiliante sottomissione. Sarkozy ha posto la firma su un documento che dice la verità.

La Cina è un Paese dove il capo di una religione che si oppone al progresso civile è stato esiliato. E' esagerato pensare che si potrebbe fare lo stesso in Italia, con il Papa? Molti, nel mondo, fanno i pignoli con i cinesi, dimenticandosi delle ambiguità e incoerenze a casa loro.

Si sente, ogni tanto, dire in giro: "Poverino, quel Dalai Lama, trattato così, in fondo combatte pacificamente per la libertà del suo popolo". È facile provare simpatia per una situazione lontana e filtrata dai media.

Dalai LamaE' più difficile informarsi, lucidamente, per capire bene chi sono queste persone: monaci, preti, religiosi, curiali, clero, promotori di religione organizzata, gente che vive d'elemosina, gente che campa sulla superstizione degli ignoranti, capitanati da un "monaco" che alloggia nei migliori hotel 5 stelle del mondo facendosi ospitare (e pagare profumatamente) per presenziare a convegni, seminari, occasioni politiche e di lobby. I monaci tibetani, come tanti porporati a Roma, non vivono all'altezza del loro credo e, forse come quasi tutti i religiosi in ogni epoca, gran parte di loro non fa che campare alle spalle della società combattendo il cambiamento nelle teste delle persone.

7 commenti:

Fabrizio ha detto...

Non sono assolutamente d'accordo con quello che scrivi. L'invasione del Tibet e il massacro dei tibetani, sono una realtà storica, così come lo sono i tentativi di cinesizzare il Tibet favorendo l'immigrazione di puri cinesi Han, limitando lo studio della lingua locale. Il resto è propaganda.
Il vero errore dei tibetani è non aver cercato prima di chiedere SOLO la libertà di professare la loro religione (rinunciando all'indipendenza territoriale).

Anonimo ha detto...

Un gran post! Credevo non ci fosse nessuno in Italia capace di esprimere una libera analisi così lucida! Ah, ma forse tu sei cinese, hihi. Dove c'è la religione c'è il potere e dove c'è il potere c'è sempre l'uomo.

Lao Wai ha detto...

Ciao Wen Sen Zuo, guarda che coloro che gestiscono le religioni sono tutte uguali! Preti, vescovi, lama, geshe, muezzin, mullah, rabbini, sciamani ecc ecc... cambia il titolo e basta. Hu Jintao, che non è un cretino, ne apprezza il ruolo sociale... basta che non ne escano per pestargli i piedi, ovvio.

Anonimo ha detto...

Da un po' cercavo sui blog un punto di vista del genere: lo scrivente, e mi sembra che sia un cinese anche se non mi è chiaro, ha ragione. E' buffo che in occidente si sbava per il monaco tibetano dopo aver avuto chiare le nefandezze vaticane mentre in oriente si strizza l'occhio al cristianesimo come fonte di salvezza. L'erba del vicino e sempre piu verde............................

Nolvet ha detto...

Qualcuno ha mai chiesto al Dalai Lama cosa dovrebbe diventare il Tibet se non ci fossero più i cinesi? Sicuramente sì. Vorrei proprio sapere cos'ha risposto.

Vegetariano ha detto...

Bah... Questo signore se ne va in giro con il sorriso mellifluo a predicare i diritti umani e però auspica il ritorno di una nazione alla servitù della gleba e all'asservimento a una casta sacerdotale di cui lui sarebbe il capo. E tutti nel mondo a dargli ragione.

Mike B. ha detto...

Molti cinesi, abituati da tempo ai proclami idealistici e alle critiche europee alla politica cinese in Tibet, quando atterrano qui da noi rimangono esterrefatti per la segregazione etnica e il degrado urbano che osservano in Europa.