Perchè Berlusconi e Napolitano erano assenti all'apertura di Pechino 2008?
Non è che mi aspettassi niente di diverso, intendiamoci: un mesetto fa avevo previsto l'imbarazzo di Berlusconi con i cinesi e le sue difficoltà nel visitare Pechino, dove ancora ricordano le sue dichiarazioni sulla Cina.
Mi pare sia stata un'occasione persa per Berlusconi o il presidente Napolitano non essere stati presenti alla cerimonia di Pechino. Mi è dispiaciuto - ho sangue italiano - non averli visti accanto a Bush, Putin, Sarkozy o il re spagnolo.
Si può anche far finta di credere che il presidente Berlusconi non sia andato a Pechino per dimostrare così, con la sua assenza eloquente, l’indignazione dell’Italia contro il regime cinese e le sue infinite violazioni dei diritti umani, delle libertà individuali e collettive.
Se fossimo appena arrivati in Italia dalla luna, se non conoscessimo affatto il "soggetto", forse - forse – ci avremmo pure creduto. Purtroppo però è stato lo stesso premier a fugarci qualsiasi dubbio. Primo perché non ha mai detto una parola che potesse alimentare questo dubbio.
E secondo perché ci ha candidamente spiegato che «mi hanno detto che in Cina fa caldissimo, più di 50 gradi e che c'è molta umidità».
Beh, in effetti nel Nido di rondine a Pechino la sera dell'8 agosto faceva davvero un gran caldo, e per trucco, parrucco e cerone sarebbe stato un bel guaio.
L'Italia, però, è stata rappresentatissima dal Ministro Frattini, il capo della nostra diplomazia, che qualche giorno fa aveva detto di non volere compromettere i suoi «diritti umani di ministro», lavorando ad agosto.
Poi devono avegli fatto cambiare idea obbligandolo a partire e, mestamente, Frattini ha detto che per «un giornetto o due i miei diritti umani saranno pregiudicati, temo».
Va be', è andata così. Per dirla con i Cesaroni: ...che amarezza.
2 commenti:
hai proprio la ragione.
Grazie!
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