La montatura italiana dei pomodori cinesi
La guerra dell'oro rosso è tutta italiana, e come spesso capita in Italia, è una guerra tra poveri. Provo a raccontarla, per dire la mia sulle decine di articoli disarticolati che in questi giorni hanno raccontato l'ipotetica minaccia dell'invasione di pomodori dalla Cina.
L'antefatto: quest'anno in Campania vi è stata una produzione di pomodori superiore ai 66 milioni di quintali concordati a inizio stagione, e anche in Puglia c'è stato esubero, pari a cinque milioni di quintali. Quindi quest'anno l'Italia ha pomodori da vendere.
Come si sa, la sovrapproduzione determina un abbassamento dei prezzi, che a sua volta scatena le proteste dei produttori. Gioiscono invece le industrie conserviere, che grazie al surplus produttivo, comprano i pomodori di quest'anno a prezzi più bassi. E' una guerra tra poveri sul filo del centesimo di euro.
Il pomodoro cinese entra sullo scenario di questo scontro, come ulteriore elemento di speculazione se stiamo a sentire i produttori, gli agricoltori, o arma mediatica da utilizzare contro le industrie conserviere se ascoltiamo la campana degli industriali. Secondo questi ultimi, dalla Cina l'Italia importa solo concentrato, e non pomodoro fresco come qualcuno ha sostenuto, inoltre questo prodotto viene rilavorato dalle aziende italiane e poi venduto all'estero, nello specifico Nord Africa e del medio Oriente. Quindi non esiste alcuna invasione, sostengono gli imprenditori del settore conserviero, ma solo un tentativo di difendere la posizione in quei mercati dove altrimenti sarebbero scavalcati da imprese di altri Paesi.
Una storia triste, ma che c'azzecca prendersela con i pomodori cinesi?
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