Dopo il terremoto in Cina
Anche oggi nella regione colpita dal terremoto è stata ancora avvertita una forte scossa. Alle 15,10 ora locale, le 8,10 in Italia, la scossa ha investito Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale cinese del Sichuan, devastata ieri dal terremoto di 7,8 gradi sulla scala aperta Richter che ha provocato come minimo diecimila morti.
Il bilancio ufficiale delle vittime è al momento di 11.921 persone, secondo una nota diffusa dal Ministero nel pomeriggio.
La reazione della Cina - e dei cinesi - a questo terribile disastro è stata immediata. Meno di due ore dopo la prima scossa con epicentro nel distretto di Wenchuan, registrata alle 14,28 ora locale, il primo ministro Wen Jiabao annunciava di essere in volo per le zone del disastro e il presidente Hu Jintao intimava alla popolazione e ai funzionari locali di prodigarsi con gli aiuti. Minuti dopo la scossa l'Internet cinese, la televisione e le agenzie ribollivano di notizie, anche se tutte parziali e frammentarie.
Le risorse stanziate dal governo di Pechino in aiuti per il terremoto ammontano al momento a 360 milioni di yuan, pari a 52,16 milioni di dollari Usa.
Mentre il leader buddista Dalai Lama prega per le vittime e si dice profondamente rattristato dal disastroso sisma che ha colpito ieri il Sichuan, il presidente uscente di Taiwan – l’indipendentista Chen Shui-bian – invita il ministero degli Esteri e le Organizzazioni non governative dell’isola a "fare di tutto" per aiutare la popolazione cinese. Taipei è pronta a inviare aiuti e collaborare con la comunità internazionale per portare soccorso ai feriti.
Il portavoce del Ministero degli Esteri, Qin Gang, ha già espresso parole di ringraziamento nei confronti di tutti i membri della comunità internazionale che hanno dichiarato la propria disponibilità ad inviare aiuti alla Repubblica Popolare Cinese. Tra questi la Commissione Europea, gli Stati Uniti e l’Italia. L’unico Paese che già da ieri aveva radunato squadre di soccorso, elicotteri e altre unità di crisi in modo che fossero pronte ad intervenire non appena la Cina avesse richiesto ufficialmente assistenza è il Giappone.
Era dal 1976 - quando proprio pochi giorni prima della morte di Mao il terremoto di Tangshan uccise 300.000 persone - che non si verificavano sismi di tale portata in Cina.
E purtroppo, con le vittime ancora da contare, si assiste già allo sciacallaggio mediatico. Alcune agenzie hanno ripreso la notizia, non confermata da nessuna autorevole fonte cinese, che il 7 maggio scorso dall'Istituto Sismologico di Wuhan sia stato diramato un allarme che invitava la popolazione a prepararsi ad una forte scossa di terremoto, proprio il 12 maggio, e proprio nella provincia del Sichuan.
Pechino ha diffuso un comunicato in cui afferma che il percorso della fiaccola olimpica - attesa proprio nel Sichuan dal 13 al 19 giugno - non verrà né deviato né rallentato dal terremoto.
Questa tragica prova mostrerà al mondo, forse più delle Olimpiadi di agosto, quanto è grande questo Paese.
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