venerdì 30 giugno 2006

Il secolo cinese. Storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo

Mi piace segnalare letture sulla Cina. Soprattutto se sono belle e interessanti come questo libro di Federico Rampini.

Attraverso una collezione di storie di vita quotidiana, ritratti di nuovi potenti e uomini comuni, racconti di viaggio in città come Shanghai, Hangzhou e Hong Kong, questo libro ci apre le porte della nuova superpotenza asiatica. Ne percorre le rotte più remote, dai villaggi contadini ai margini dello sviluppo, ai luoghi in cui si stanno compiendo opere di ingegneria di dimensioni mai tentate prima dal genere umano. Incontra i nuovi capitalisti, "i comunisti più ricchi del mondo", i registi cinematografici e gli artisti che lottano contro la pesante censura attuata dal partito unico. Entra nei laboratori e nelle università e ci svela il senso delle scelte politiche di una nazione che non fa più mistero delle proprie ambizioni neoimperiali.

Il secolo cinese. Storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo


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martedì 27 giugno 2006

E' boom E-commerce in Cina

E' da un po' che riflettevo su questa cosa, e ci ripensavo un paio di settimane fa... sta scoppiando il boom dell'e-commerce in Cina. Anche questa è un'opportunità di business, di partnership, di sviluppo che noi italiani vedremo sfilarci sotto il naso?

Mi direte che abbiamo il nostro bel da fare a casa nostra, dove l'uso di servizi Internet stenta a decollare, non aiutato di certo dai grandi operatori TLC che vendono banda larga solo per poi offrire partite di calcio, filmetti e intrattenimento tv... E' vero. Ma questo è un motivo in più per prepararsi: e se i cinesi sbarcassero in massa nell'e-commerce italiano?

venerdì 23 giugno 2006

Corso di lingua cinese a Roma

A Roma corsi intensivi di lingua cinese anche d'estate, a luglio ed agosto 2006.

Sta per cominciare, a Roma nei mesi di luglio e agosto 2006, il nuovo programma di corsi individuali per ogni livello di apprendimento, a cura della Prof.ssa Yang Wen (insegnante di madrelingua cinese):
• Laureata in lingua e letteratura inglese presso l'Università degli studi di Beijing;
• Diplomata in lingua Italiana presso l'Università degli studi di Perugia;
• Lunga esperienza d'insegnamento di lingua cinese in Italia e in Cina.

Per ulteriori informazioni, e un primo contatto:
• Email: wensenzuo@gmail.com

lunedì 19 giugno 2006

I manager cinesi si iscrivono alla Luiss

La Luiss formerà i top manager cinesi. Un modo per arrestare l'inarrestabile avanzata dell'economia di questo grande paese? :-)
Eh, se la Luiss formasse bene i nostri manager, quelli italiani, spiegandogli come rapportarsi e fare business con un mondo che è cambiato...

L'ateneo romano ospiterà nelle sue aule 75 businessmen provenienti da diverse province cinesi, che avranno la possibilità di seguire un programma di discipline manageriali da applicare poi nelle aziende della loro patria e nei loro rapporti con l'Italia.
Il progetto di formazione è denominato "Amica Italia" e prende il via oggi, lunedì 19 giugno: vale un milione di euro e vede in partnership, per la prima volta, il ministero degli Affari esteri, la Confindustria e l'Università Luiss con la sua Business School.

Si tratta di un vero e proprio master, che sarà seguito da 75 manager locali provenienti dalle province cinesi di Jangsu, Guangdong, Shaanxi, Liaoning, con l'offerta di una conoscenza approfondita del sistema Italia fuori da stereotipi e pregiudizi, evidenziando le qualità e le reali possibilità di fruttuosa collaborazione e di joint-ventures tra imprese italiane e cinesi.
Dopo, si tratterà di spiegare quanto è fruttuoso lavorare con la Cina anche ai nostri imprenditori... e qui la vedo più complicata :-)

Stamattina dovrebbe esserci stato l'appuntamento di inaugurazione del ciclo: all'ateneo romano, nella sala Nocco, in via Parenzo 11, alle 10,30 era prevista l'apertura dell'iniziativa "Amica Italia". Per l'occasione erano stati invitati l'ambasciatore cinese Dong Jiny, il ministro Maurizio Serra, l'ambasciatore Vincenzo Petrone, direttore Affari internazionali di Confindustria, il Prorettore della Luiss Massimo Egidi, il presidente dell'Ice Beniamino Quintieri, il direttore della Luiss Business School Franco Fontana, il direttore del progetto Amica Italia Gloria Batoli. Non ho notizie di prima mano in merito, ma scommetto che c'è stato anche un ricco e ben frequentato buffet con libagioni alcooliche e non a volontà...

martedì 13 giugno 2006

E se i cinesi iniziassero a fare siti e-commerce in italiano-inglese e a vendere online?

In un post di qualche tempo fa riflettevo su come e quanto la popolazione mondiale on line parla sempre più cinese. Secondo Wang Yan, un simpatico signore che è il fondatore della più importante azienda Internet e gestore del più famoso motore di ricerca della Cina, gli internauti cinesi diventeranno la comunità più numerosa su Internet nel giro di pochi anni. Finora il suo motore di ricerca made in China ha inseguito Google e Yahoo riuscendo a competere con i colossi americani del web. Nel prossimo anno pianifica il sorpasso sul panorama web cinese.

Insomma, la lunga ombra cinese arriva anche sul web. Non poteva essere altrimenti con la nazione più grande del mondo. Entro il 2007 gli internauti cinesi, in forte crescita sugli scenari online, supereranno quelli americani.

E se un giorno fosse l'e-commerce cinese a conquistare il web? Sappiamo quanto sono bravi ad aprire ristoranti e import-export, l'hanno fatto in tutto il mondo, in ogni città. Si spaventeranno davanti a un sito web?

Siamo in piena onda cinese e le società straniere disponibili a cavalcarla non mancano. Per il momento assistiamo, quasi increduli, al miracolo cinese ma presto dovremo affrontare la concorrenza e-commerce anche sul web nostrano. Nel prossimo futuro non sarà certo difficile per le innumerevoli media agency cinesi realizzare portali o e-shop in lingua straniera e costruire in questo modo una filiera e-commerce.
Il costo del lavoro hi-tech in Cina è notoriamente più basso di qualsiasi paese europeo. Riusciremo a reggere l'onda d'urto cinese nell'e-commerce, su Internet?

giovedì 8 giugno 2006

I Cinesi in Italia: come, dove... e perchè

Sono tanti, talmente tanti che una di loro è entrata persino nella casa del Grande Fratello, se questo può essere un indicatore della loro penetrazione nella nostra società.
Ma non tanti quanto pensiamo.
I cinesi in giro per il mondo sono circa 30 milioni, la maggior parte dei quali si è trasferita nel sud-est asiatico, e in Italia sono solo al quarto posto fra tutti gli immigrati. Non sono neanche la prima comunità asiatica per presenze, primato che spetta ai filippini.
Ma i filippini, o meglio le filippine, sono nascoste nelle case dove vivono e lavorano, mentre i cinesi sono un po' più visibili grazie ad una delle attività che svolgono in Italia: la ristorazione e il commercio.

Quella cinese è probabilmente fra le prime comunità ad essersi insediate in Italia in modo più o meno continuativo, formando in alcune zone delle vere e proprie enclave.
Ma la durata del loro insediamento non sembra essersi accompagnata ad una vera integrazione con la comunità locale.
Si tratta di un esempio d'integrazione frammentata o separata, che vede i cinesi frequentare le nostre stesse scuole ma non partecipare ad altri aspetti della vita pubblica e lavorativa.
Questa, come vedremo, è una tendenza che ha radici lontane e spiegabile con una doppia chiusura, quella della comunità cinese e quella della comunità ospitante.
Per accorciare le distanze, cerchiamo di capire da dove vengono e perché.

L'immigrazione cinese viene vissuta come non problematica rispetto ad altre. Raramente la televisione riporta reati commessi da cinesi ai danni degli italiani. Le principali vittime della criminalità cinese (sfruttamento del lavoro, traffico clandestino di migranti, prostituzione) sono cinesi.
Inoltre i cinesi non ci disturbano perché si inventano lavori nuovi (il ristorante cinese, l'alimentari etnico), sono poco qualificati, e non ci "rubano" i nostri.
Si sono fatti promotori essi stessi di un modello che li ha poi intrappolati, perché non riescono a penetrare nelle altre sfere produttive dell'economia italiana, quella di alta qualità, né della vita pubblica.
Questo è dovuto forse anche al loro particolare tipo di rete migratoria, che vede il conformismo al gruppo come condizione necessaria per l'accesso alle risorse.
I cinesi della diaspora si appoggiano alle comunità cinesi preesistenti, le quali inibiscono l'innovazione e favoriscono un "eccesso" di emulazione.
La barriera linguistica di certo non favorisce l'integrazione.

Le principali comunità cinesi sul territorio italiano provengono dallo Zhejiang e dal Fu-Chien, con una migrazione di tipo familiare, con il capofamiglia che prende l'iniziativa e la famiglia che lo segue.
Però sempre più donne, principalmente operaie, partono da sole, segno che qualcosa per loro sta cambiando.
I bambini cinesi nelle scuole italiane sono molto apprezzati; di loro si loda l'educazione e la discrezione, così come degli operai, ma questo potrebbe dipendere dall'abitudine ad un "padre educatore" onnipresente che ricalca a livello micro la vecchia struttura, che sta cambiando, di potere dominante in Cina.

lunedì 5 giugno 2006

Il made in Italy che punta sulla Cina

Buone notizie!

Sorprendentemente, l´Italia ha messo a segno un bel colpo nei primi tre mesi dell´anno. Le esportazioni Italia-Cina hanno infatti registrato un incremento che ha consentito di superare la soglia del 20%, un netto balzo in avanti rispetto all´inizio del 2005, per un valore di interscambio di 18,6 miliardi di dollari e "nonostante le recenti problematiche sul tessile e sulle calzature continua ad essere considerato strategico", si legge sulla nota emessa dall´uscente ministero delle Attività produttive.

"Nei primi tre mesi dell´anno - ha commentato il vice-ministro alle Attività produttive con delega al Commercio estero Adolfo Urso - abbiamo registrato un vero e proprio boom delle nostre esportazioni in Cina, superando la soglia del 20%, un segno evidente che le imprese italiane scommettono su uno dei più promettenti mercati del futuro".